La parola motivazione deriva dal latino motivus (“capace di far muovere”) che indica un movimento, quindi lo spostamento di un soggetto verso ciò che desidera, verso il proprio obiettivo.
Nel contesto sanitario, ambito lavorativo estremamente eterogeneo, abbiamo il personale (sanitario e non) che si divide prettamente in due classi principali:
- Chi è efficiente, chi rende sul posto di lavoro e ne trae piacere e soddisfazione;
- Chi “lavora” ma non prova piacere in quello che fa.
Ciò che contraddistingue queste due tipologie di professionisti è la motivazione; se manca questa le abilità e le conoscenze di un individuo possono risultare sprecate.
Favorire e sostenere la motivazione del personale è compito dell’organizzazione (Direzione Sanitaria, Generale, Coordinatori Infermieristici, Responsabili medici, etc.) e per far ciò deve:
- Creare e mantenere un contesto che aiuta i vari professionisti a soddisfare il loro bisogni psicologici, oltre a quello economico;
- Definire e condividere degli obiettivi chiari;
- Incoraggiare un’elevata performance dei collaboratori attraverso degli incentivi economici (premio produzione, convenzioni a servizi territoriali come palestre, asili nido, etc.) e dei rinforzi psicologici;
- Mantenere una comunicazione efficace aperta al confronto.
La motivazione è uno strumento estremamente importante nel lavoro in quanto può essere definito come una configurazione organizzata di esperienze che consente di spiegare:
- l’inizio – una persona si impegna in un’attività, quindi vi è una spinta che origina la tensione;
- la direzione – lo svolgimento segue una metodica specifica;
- l’intensità e la persistenza di un comportamento diretto ad uno scopo – ovvero quanto e perché persiste nel tentativo di raggiungere lo scopo desiderato.
In base a quanto appena detto, la motivazione contribuisce a:
- spiegare perché si mettono in atto certi comportamenti;
- presumere, tra le azioni possibili, quale sarà messa in atto;
- chiarire perché le persone possono assicurare impegno, persistenza e realizzazione degli obiettivi.
Naturalmente la motivazione non è l’unico meccanismo vincente per il raggiungimento degli obiettivi, devono essere messe in campo altre azioni imprescindibili, come:
- la disciplina personale;
- la creazione di routine/abitudini efficaci.
Il motivo per cui devono essere necessariamente considerate le suddette attività è che la motivazione da sola non basta; essa serve a dare un input tale da smuovere una persona verso un determinato scopo e, una volta raggiunto, passarne ad un altro.
L’applicazione di una propria disciplina personale, oltre a quella ufficializzata dall’Azienda e dal contratto, e di routine servono a:
- consumare meno energie, quindi abbassare i livelli di stress nocivo (il cervello ricerca l’attivazione di routine, questo per accelerare i tempi, per dare spazio a ciò che veramente necessita di un livello di attenzione e di energie maggiore, etc.);
- diminuire i tempi “morti”;
- focalizzare le proprie energie verso le uniche attività che consentono il raggiungimento dell’obiettivo prefissato;
- sfruttare in modo efficace le risorse disponibili e il tempo a disposizione.
Naturalmente per fare tutto ciò, l’Organizzazione deve mettere in campo strategie efficaci, come:
- utilizzo di particolari incentivi, rappresentati da rinforzi positivi o negativi, in modo tale da influenzare il comportamento del lavoratore verso lo scopo prefissato (il rinforzo deve essere specifico, credibile, appropriato, motivante);
- creazione di una cultura organizzativa costruttiva con una mission/vision condivisa con tutto il personale (occasioni di formazione e di crescita personale e professionale, flessibilità lavorativa per soddisfare eventuali bisogni personali, rispettare la diversità di genere, fornire occasioni di socializzazione al di fuori del contesto lavorativo, etc.);
- Garantire e supportare una comunicazione aperta (ascolto attivo, condivisione delle informazioni, etc.).
L’Azienda in base alla propria politica interna, alle proprie risorse umane (diversità culturali, religiose, etniche, etc.) e al contesto territoriale, deve saper mettere in pratica quelle attività che sono a misura della propria struttura, intensa come insieme di individui con valori, bisogni e obiettivi diversi; in poche parole deve fare un lavoro “sartoriale”.
Il personale, nel percorso della motivazione, deve essere soddisfatto per quanto riguarda i suoi bisogni (fisici, emotivi, sociali, etc.); in base a ciò, l’organizzazione può mettere in atto delle risposte, più o meno efficaci, a queste necessità.
Per esempio, per quanto riguarda:
- il bisogno di sussistenza (alimentazione, relax, hobby, etc.), l’Azienda può garantire spazie/ambienti confortevoli, maggior tempo libero, orario flessibile, etc.;
- la sicurezza del lavoratore. L’Organizzazione si può attivare attraverso l’uso di schede di segnalazione di aggressioni/discriminazioni anonime, l’offerta formativa di corsi sulla gestione dei rischi sanitari, corsi anti-incendio, sulla corretta movimentazione manuale dei carichi, cambio del contratto da determinato/P.IVA a indeterminato, etc.;
- la sfera sociale (come il sentirsi parte di un gruppo), la Struttura può abbracciare uno stile direzionale di tipo partecipativo con la condivisione dei valori aziendali, lealtà nei rapporti, ascolto attivo, clima organizzativo affidabile;
- il bisogno di stima e affermazione all’interno del contesto lavorativo, la Direzione può riconoscere a determinate persone (attraverso scale di valutazione) dei premi, adeguamenti economici e delle competenze, avanzamento della carriera, dargli delle responsabilità in linea con le proprie competenze e con i risultati raggiunti, etc..
Come detto precedentemente, oltre che sulla motivazione, bisogna contare anche sulla disciplina del singolo e del gruppo di lavoro e l’applicazioni di routine operative efficaci.
La disciplina insieme alla rountine ci permettono di:
- restare focalizzati sul lavoro;
- non procrastinare le attività (ritardare per futili motivi le attività in altri momenti del turno e/o al turno successivo – la classica frase “ci penseranno quelli del turno dopo” – porta unicamente ad aumentere il rischio di errore;
- aumentare la probabilità di prendere decisioni giuste al momento giusto;
- diminuisce lo stress;
- aumenta la soddisfazione nello svolgimento del proprio lavoro;
- aumenta la coesione del gruppo di lavoro.
Concludendo, un professionista sanitario nel regolare svolgimento del proprio lavoro deve:
- essere motivato; ciò dipende sia dal carettere del singolo operatore che dalle attività/strumenti dell’Azienda (questa deve rendere partecipe il dipendente in tutte quelle attività necessarie per garantire i propri bisogni, quali la sicurezza sul lavoro, la crescita professionale, l’affermazione all’interno del contesto lavorativo, l’appartenenza ad un gruppo di lavoro avente un clime costruttivo e non competitivo, etc.);
- essere disciplinato; il professionista, oltre alle proprio carettaristiche personali, deve essere formato dall’Organizzazione per quanto riguarda le regole e le responsabilità derivanti dal proprio ruolo;
- avere delle routine/abitudini efficaci; queste servono a diminuire i tempi “morti”, focalizzare l’attenzione su ciò che è veramente importante, focalizzare le energie verso attività più complesse.
BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA
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