Il dolore, come enunciato dalla IASP (International Association for the Study of Pain) è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno.
In base a quanto appena detto, si può dire che il dolore è una vera e propria esperienza soggettiva e individuale; è influenzata da fattori propri del soggetto interessato, quali: precedenti esperienze spiacievoli, cultura, religione ed educazione.
Inoltre, il dolore rappresenta la motivazione più frequente per la quale la popolazione si rivolge al proprio medico o al Servizio di Pronto Soccorso ospedaliero. Questo succede il quanto la sintomatologia dolorifica è la prima causa che interrompe il nostro idilliaco stato di salute biopsicosociale.
Questa multifattorialità che caratterizza il dolore si traduce in un’identificazione e valutazione complessa del dolore da parte del personale sanitario.
Proprio per questo è necessario utilizzare scale di valutazione che aiutano il professionista nel dare un valore al dolore dell’assistito in modo tale da poterlo trattare nel modo più efficace possibile. È importante far presente che gli strumenti utilizzati per dare un “misura” del dolore sono di carattere unidimensionale, ovvero che l’unica dimensione che determinano è l’intensità misurata dal paziente.
Le scale di valutazione più in uso sono le seguenti:
- NRS (numerical rating scale; Downie 1978, Grossi 1983) – il punteggio va da “0” (nessun dolore) e “10” (il peggior dolore possibile); questo strumento ha la caratteristica di eliminare la necessità della coordinazione visuo-motoria avendo maggio possibilità di completamento, è estremamente semplice nel suo utilizzo, tale da essere somministrata anche telefonicamente o in soggetti dalle capacità comunicative limitate;
- VAS (Visual Analogical Scale; Scott Huskisson 1976) – rappresenta visivamente dell’ampiezza del dolore rpovato dal paziente; è costituita da una linea repdeterminata lunga 10 cm (“0” cm nessun dolore, “10” cm massimo dolore). All’assistito è chesto di tracciare un segno sulla linea, successivamente viene calcolata in millimetri la distanza da “0” al segno e il risultato è l’intensità del dolore del paziente. È uno strumento pratico e veloce, ma necessita della coordinazione visuo-motoria del paziente;
- VRS (Verbal Rating Scale; Keele 1948 e Journal of Pain and Synptom Management 2002) – il paziente sceglie un indicatore verbale su 6 (nessun dolore, dolore molto lieve, dolore lieve, dolore moderato, dolore intenso/forte, dolore molto intenso/forte). Questo strumento è limitato dal fatto che il paziente è costretto a scegliere tra aggettivi predeterminati dalla scala stessa che non sempre corrispondono all’intensità avvertita.
Naturalmente il personale deve essere formato nel tradurre e filtrare le informazioni riportate dall’utente, in quanto la concezione di dolore, come detto precedentemente, cambia da persona a persona. Per questo motivo in fase di colloquio con il paziente vanno prese in considerazione alcune indicazioni, come:
- Mai suggerire la risposta;
- Non fare commento sulla risposta fornita;
- Ricordare sempre che la valutazione del dolore può essere influenzata da varie fattori;
- Mettere a proprio agio il paziente durante l’intervista.
La variabile dolore è un indicatore estremamente importante dell’andamento della malattia e degenza del paziente; proprio per questo motivo deve essere rivalutata periodicamente (almeno due/tre volte al giorno e, nel caso di positività e somministrazione di terapia antalgica dopo un’ora dalla prima somministrazione e 2/3 ore come secondo controllo fino al miglioramento della sintomatologia dolorifica). La registrazione e la tracciabilità del dolore nei pazienti sono ncessarie per:
- Monitorare l’andamento della sintomatologia;
- Valutare l’efficacia di un’eventuale trattamento antalgico in corso;
- Personalizzare il trattamento farmacologico e di counseling;
- Massimizzare l’effetto antalgico dei trattamenti attivati;
- Ridurre al minimo di effetti colaltore dei farmaci e delle ricadute;
- Ridurre la degenza;
- Diminuire la spesa.
Il dolore può essere classificato come:
- Acuto – dolore improvviso di breve durata e di entità variabile, che può essere preannunciato da altra sintomatologia (cefalea, malessere generale, sudorazione, etc.). È normalmente localizzato in un punto specifico e tende a risolversi con la gestione della causa scatenante (prelievo venoso, posizionamento di catetere vescicale, medicazione ferita chirurgica, altre manovre cruente, etc.);
- Cronico – è un tipo di dolore che persiste o recidiva per un periodo superiore ai 3 mesi, persiste oltre 1 mese dopo la risoluzione di un danno tissutale acuto o si associa a una lesione che non guarisce (per esempio nel caso di patologie dell’apparato muscolo-scheletrico);
- Persistente – dovuto alla permanenza o alla ricorrenza dello stimolo algico. Questo tipo di dolore conserva le caratteristiche di quello acuto e va distinto dal cronico (per esempio nel caso di una coxartrosi, dove la persistenza della lesione anatomica giustifica il ripresentarsi del dolore a ogni movimento dell’articolazione interessata; nel momento in cui il paziente viene sottoposto ad artroprotesi si la la risoluzione della sintomatologia);
- Nocicettivo – dolore che origina da un danno tissutale (esclusione del tessuto nervoso) e che determina un’attivazione dei nocicettori. Questo dolore nasce a livello dei tessuti (somatici o viscerali) ed è classificabile in infiammatorio (danno che determina il rilascio dei mediatori dell’infiammazione) e meccanico-strutturale (dolore evocato durante l’attività dell’articolazione colpita);
- Neuropatico – dolore causato da una lesione o da una malattia del sistema somatosensoriale. Può essere periferico, quando è interessato il SNP, o centrale, quando è interessa il SNC;
- Oncologico – questa tipologia di dolore è caratterizzata da una fisiopatologia mista (nocicettiva-neuropatica) e inserita in un contesto specifico caratterizzato da un quadro sintomatologico più complesso. Negli assistiti affetto da patologia neoplastica , specialmente quelli in fase avanzata, l’obiettivo del trattamento è unicamente la riduzione del sintomono dolorifico per permette una migliore qualità del percorso di fine vita. All’interno del dolore oncologico, vi è anche il dolore episodico intenso (breakthrugh pain); questo è un’esacerbazione transitorio del dolore che si somma a quello preesistente e già trattato.
In base alle predette tipolgie di dolore, questo può essere trattato con svariati farmaci come paracetamolo, acido acetil-salicinico, FANS, oppioidi. Questi farmaci possono essere utilizzati in bolo, sottocute, intramuscolo, somministrazione lenta e costante (pompa-infusione, in leastomero, etc.), in monoterapia o politeria.
Oltre al trattamento farmacologiche esistono altri percorsi, come:
- Terapie interventistiche (iniezioni epidurali e/o articolari, blocchi nervosi, ablazione nervosa, etc.);
- Tecniche congitivo-comportamentali;
- Tecniche di medicina complementare (agopuntoura, massaggio, stimolazione elettrica superficiale, etc.).
L’infermiere in tutte queste attività ha un ruolo fondamentale e imprescindibile. Una delle attività di maggior rivielo del professionista è, data la sua posizione in prima linea, il counseling; questo è un importante strumento nell’ambito della relazione comunicativa tra professionista-assistito/caregiver/familiari.
L’infermiere che applica efficacemente il counseling, ha la possibilità di individuare, anche attraverso l’empowerment del paziente, l’individuazione del problema e dei bisogni dell’assistito. Naturalmente questa capicità si acquisisce nel tempo e con una formazione specifica.
Attraveso l’utlizzo di tecniche di colloquio efficaci, si viene a creare una relazione di aiuto professionista-paziente/caregiver/familiari necessario per intraprendere uno specifico percorso di cura costante e costruttivo al fine di:
- Affrontare la propria malattia, attraverso il coinvolgimento oggettivo del paziente e dei suoi cari nel percorso clinico-assistenziale;
- Sostenere e mantere il massimo livello di autonomia possibile;
- Garantire il massimo livello di qualità della vita possibile.
In conclusione, l’infermiere come sempre si annovera tra le figure di spicco nel percorso assistenziale, come uno degli anelli forti di quella catena che è la realtà sanitaria; per questo motivo lo Stato e le Aziende Sanitarie devono puntare su questa figura professionale, offrendole gli strumenti necessari per continuare a credere e a vivere questa meravigliosa professione.
BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA
- https://www.nurse24.it/dossier/dolore/gestione-del-dolore-le-scale-validate-e-piu-utilizzate.html (ultimo aggiornamento 15/10/2016)
- https://www.fisioscience.it/blog/scala-del-dolore/
- Legge n.38 del 15/03/20210 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliativee alla terapia del dolore” e sucessivi aggiornamenti normativi (ultimo 31/12/2020)
- Linee Guida Terapia del Dolore in oncologia AIOM 2019
- GU Serie generale n.162 del 29/06/2020
- www.sifoweb.it/images/pdf/attivita/attivita-scientifica/aree_scientifiche/TERAPIA_DEL_DOLORE_E_CURE_PALLIATIVE/normativa_terapia_del_dolore_copia.pdf
- https://www.nurse24.it/specializzazioni/infermiere-counselor.html (aggiornamento al 01/02/2021)