Di corsa, tra un corridoio e l’altro del reparto.
Intenti ad allestire una postazione nel tempo più celere possibile in una terapia Intensiva. Veloci i passi degli zoccoli che premono sul pavimento .
Alcuni li trovi chini su un assistito a praticare le manovre di una RCP, altri davanti al computer ad assegnare un codice colore in un Triage di Pronto Soccorso, altri ancora sull’asfalto intenti a posizionare una maschera laringea o a praticare un incannulamento intraosseo.
Veloci, scattanti: non c’è tempo per pensare o meglio, bisogna pensare fin troppo e nel lasso temporale più breve.
Il lavoro dell’Infermiere?
Una traversata in mare aperto, senza Terra su cui approdare, senza timone, né scialuppe, né ancore.
” Alt! Tutti fermi!” – disse un marinaio-.
“ Dove sono rimasti i mezzi per non affondare?”
“ Quelli non ci sono mai stati” – rispose un collega-.
” E quindi navighiamo a vista?”
“ Risposta affermativa”.
“Ed il Capitano della nave?”
“ Mai pervenuto, collega”.
La Professione Infermieristica che naviga a vista: excursus su ciò che l’Infermiere dovrebbe essere e su chi realmente è .
Dal Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche 2019, – Art.1- Valori
“L’Infermiere è il professionista sanitario, iscritto all’Ordine delle Professioni Infermieristiche che agisce in modo consapevole, autonomo e responsabile”.
Professione, Responsabilità, Consapevolezza. Ma noi infermieri, siamo tutti Consapevoli di chi realmente siamo?
Si tende a porre l’accento su una Sanità Italiana prevalentemente medicocentrica e ci si indigna ogni qualvolta si sente proferire il classico giudizio del cittadino medio che ci identifica come “braccio destro del medico”.
E noi Infermieri, cosa facciamo per arginare questa falsa verità?
Siamo una generazione reduce da anni di demansionamento e lotte continue per affermarci come Professionisti prendendo le distanze dalla vecchia figura dell’ Infermiere Professionale e , nonostante molti di noi continuino a battersi nel loro quotidiano per ottenere i giusti meriti, tanti altri ancora , dinnanzi ad un dato di fatto certo come il mancato riconoscimento giuridico ed economico, amano tanto adagiarsi sul comodo letto dell’autocommiserazione.
Abbiamo tutti quanti fatto nostra quella Consapevolezza citata nel primo articolo del nostro Codice Deontologico? Conosciamo tutti le competenze e il ruoli cui si possono assurgere con la formazione post-base?
La riposta purtroppo è negativa e , peraltro, manca il pilastro portante atto a sorreggere, fronteggiare, tutelare la nostra professione , nonché un SSN che detta leggi ferree sui principi organizzativi sui quali si basa e a cui ogni professionista Sanitario è tenuto ad adempiere a discapito di ogni risorsa fisica ed intellettuale.
I continui tagli alla Sanità, un’ Organizzazione Sanitaria che non tutela i diritti dei professionisti, a partire da matrici di turno imbarazzanti, costituiti da doppi e/o tripli turni notturni senza riposo, proseguendo per l’esiguo investimento sui corsi di aggiornamento e di formazione Aziendali ed interaziendali, generano inevitabilmente il malcontento del personale che non si sente tutelato e rappresentato.
Il mancato riconoscimento della formazione post-base che, ancor oggi , in Italia non è professionalizzante è invece l’apogeo dell’ insoddisfazione dell’Infermiere, che spinge il professionista ad investire sempre meno su sé stesso.
Infermieri multitasking, intercambiabili, indispensabili alla Sanità e al tempo stesso perfettamente sostiuibili, professionisti cui non viene riconosciuto il giusto merito, specialmente a tutte quelle categorie che lavorano in settori ad alta intensità di cura, nel territorio o che hanno completato un’adeguata formazione e a cui non viene attribuita una legittima identità.
Uno dei principi organizzativi su cui si fonda il SSN è la Valorizzazione della Professionalità degli operatori Sanitari che non si può di certo tradurre con qualità d’assistenza ed appropriatezza delle prestazioni erogate , se non si pone innanzi come prerogativa principale l’incolumità fisica e psicologica del professionista sanitario.
L’incertezza professionale e la sterile rappresentanza producono un’incommensurabile sfiducia nella professione da parte degli Infermieri stessi, i quali, in percentuali sempre più elevate, decidono di “abbandonare la nave” e virare verso nuove opportunità lavorative.
Si stima, infatti, che il 35% degli Infermieri in Italia dichiara di voler rinunciare alla professione.
Il grande “Bias”, ovvero l’errore sistematico, quella “ scorciatoia” per arginare il mastodontico debito pubblico Italiano, grava senza dubbio sui continui tagli alla Sanità che ha come conseguenza una remunerazione di gran lunga inferiore rispetto alla media Europea – imbarazzante la posizione in classifica dello stipendio Italiano-.
Secondo gli ultimi dati OCSE ( tabella illustrativa di seguito riportata) in Italia un Infermiere guadagna mediamente 39mila dollari l’anno, contro i 47,4 mila del Regno Unito, i 54,6 mila della Spagna e gli 82 mila del Belgio.
Primo in classifica, invece , è il Lussemburgo, che vanta uno stipendio annuo di ben 100 mila dollari.
Gli Infermieri sono sempre meno in Italia, sono sottopagati rispetto alla media Europea, sottodimensionati .
Altro dato non trascurabile riguarda la media OCSE , secondo la quale l’Italia ha 2 Infermieri ogni 1000 abitanti in meno, che si tradurrebbe in base alla popolazione Istat a inizio 2022 in una carenza di quasi 118 mila Infermieri.
Per quanto concerne la necessità di incrementare l’organico medio Italiano, il costante reiterarsi di rinnovi contrattuali non adeguati e ,come si è discusso ampiamente in questo articolo, l’assenza di sostegno da parte delle Istituzioni e degli organi rappresentativi, non hanno fatto altro che alimentare nel tempo una mancanza di attrattività della nostra professione.
Questi dati presi in esame non sono da trascurare, sono invece un grandissimo campanello d’allarme che deve muovere il senso di responsabilità del singolo infermiere e delle Istituzioni.
Questa mancanza di attrattività, infatti, se perpetrata negli anni a venire produrrà , immancabilmente il cortocircuito della nostra professione con conseguente distanasia della figura Infermieristica.
Portogallo riesce essere peggiore.