L’evoluzione della professione infermieristica in termini di competenze e responsabilità, richiede oggi da parte degli operatori un ruolo attivo nella scelta, gestione e prevenzione di complicanze degli accessi venosi periferici.
Da un punto di vista puramente tecnico, esistono evidenze e raccomandazioni condivise nell’approccio all’incannulamento periferico, relative alle caratteristiche delle vene, al calibro e ai materiali costitutivi dei cateteri.
Nonostante le raccomandazioni, spesso l’operatore si trova a dover far fronte a situazioni in cui i pazienti presentano un patrimonio venoso scarso o compromesso, in cui emerge la difficoltà di individuazione del vaso, la scelta dello stesso e del punto di inserzione , nonché la complessità
nell’incannulamento.
Inoltre, di fronte ad un patrimonio venoso in condizioni ottimali, l’infermiere deve tenere conto della patologia di ogni singolo paziente, dello stadio di malattia e del programma terapeutico cui esso sarà sottoposto, al fine di prevedere i danni potenzialmente irreversibili, che sarebbe in grado di indurre un utilizzo prolungato dei vasi periferici per la somministrazione di terapia endovenosa.
Queste valutazioni dovrebbero essere fatte all’ingresso del paziente, nel reparto di accoglienza, o su territorio, alla presa in carico del paziente, col presupposto di prevenire tutte le complicanze dovute ad una mancata o errata valutazione del patrimonio venoso.Infatti in seguito ad una mancata valutazione del patrimonio venoso all’ingresso, ci si basa solamente su scelte casuali e non ponderate, su una non pianificazione dell’iter terapeutico del paziente, che comporta anche un errata pianificazione del processo infermieristico. Sarebbe necessario uno strumento semplice e dinamico, che consentisse una tracciabilità delle condizioni del patrimonio venoso durante il ricovero del paziente, che uniformasse il modus operandi del professionista infermiere, ponderando la scelta del presidio da posizionare.
Il posizionamento dei cateteri centrali ad inserzione periferica prevede l’utilizzo di sistemi non diagnostici quali l’ ecografo ed il monitor ECG.
Entrambi costituiscono un aiuto nell’inserimento del catetere in vene profonde, non visibili né palpabili e il monitor ECG consente all’operatore di inserire il CVC nella giunzione atrio cavale. Per l’identificazione delle vene profonde e quindi per il posizionamento dei cateteri si utilizzano
sonde superficiali, lineari ad alta frequenza (7,5-12 mhz), specifiche per l’inserimento di cateteri venosi.
Il loro utilizzo comporta un training specifico col fine esclusivo della visualizzazione ed identificazione di vasi sanguigni.
L’ ecografo è essere uno strumento di semplice utilizzo, possibilmente dedicato provvisto di sonda lineare ad alta frequenza, che migliorano la risoluzione dell’immagine facilitando notevolmente la venipuntura.
L’immagine ecografica della vena e dell’arteria viene detta anecogena: esercitando una pressione sulla zona che stiamo esplorando noteremo che la vena avrà una forma ovale, variabile e comprimibile, mentre l’arteria avrà una forma circolare, sarà pulsatile e non comprimibile.
Le tecniche di scansione delle strutture vascolari possono essere due: quella trasversale, che taglia tangenzialmente il vaso consentendo durante la venipuntura soltanto la visione della punta dell’ago all’interno della vena (puntura out of plane); e quella longitudinale, che permette la
visione della lunghezza del vaso consentendo durante la venipuntura la visione di tutto l’ago all’interno del vaso (puntura in plane).
Bisogna tenere in considerazione alcune regole fondamentali per la scelta dell’arto: deve essere quello predominante a meno che non ci siano controindicazioni anatomico/patologico. (esempio mastectomia, linfoadenomegalia).
La valutazione ecografica deve tener conto della grandezza e della profondità della vena, dopodiché marcare il sito individuato con una matita dermografica.
L’infermieristica, basata sull’evidence based nursing e sul Problem solving, come già menzionato prima, vede la procedura di posizionamento cannula venosa, con l’obiettivo di salvaguardarne il patrimonio.
La scala di valutazione più utilizzata è la EA-DIVA score, applicabile a tutte le persone adulte.
La EA-DIVA score è una scala angiologica costituita da 8 punti, il cui punteggio va da 0 a 12 punti:
un punteggio maggiore o uguale a 8 è predittivo della difficoltà del cateterismo venoso.
Quindi, in questo caso, in seguito alla valutazione, il medico e l’infermiere, in base al punteggio
ottenuto, possono decidere se reperire un accesso venoso autonomamente oppure chiedere per
una consulenza vascolare specialistica di una equipe medico-infermieristica dedicata.