Un nuovo rapporto del Centro di Ricerca Economica e Sociale (Crea) evidenzia che gli stipendi degli infermieri italiani sono inferiori a quelli di altri Paesi europei, con una disparità che arriva al 56% in Germania. Questa differenza salariale è uno dei fattori che sta contribuendo alla fuga di infermieri italiani all’estero, soprattutto nelle regioni di confine come la Lombardia.
In Lombardia, si stima che siano circa 5.000 gli infermieri che hanno lasciato il Paese per lavorare in Svizzera, dove possono guadagnare fino a 5.500 euro lordi al mese, contro i circa 2.600 euro lordi che guadagnano in Italia.
La situazione è particolarmente preoccupante in considerazione dell’invecchiamento della popolazione, che porterà a un aumento dei bisogni di assistenza sanitaria. Secondo i dati Istat, entro il 2040 nella provincia di Como le persone over 80 aumenteranno del 50%, mentre il numero di infermieri ogni mille abitanti resterà lo stesso.
Per contrastare la fuga dei sanitari, l’ultima Legge di Bilancio ha introdotto un’indennità di frontiera per i lavoratori del settore sanitario che vivono nelle zone di confine. L’importo esatto di questa indennità non è ancora stato definito, ma si prevede che possa essere erogata tassando i frontalieri, ovvero tutti i residenti nella fascia di confine, compresi gli operatori sanitari che ogni giorno attraversano il confine per lavorare in Svizzera.
I sindacati dei sanitari hanno salutato con favore l’introduzione dell’indennità di frontiera, ma hanno chiesto che questa misura sia estesa anche ad altre professioni sanitarie difficili da reperire, come assistenti e operatori socio-sanitari.