Rilanciare la professione infermieristica, ormai diventata poco attrattiva. Nelle scorse settimane la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche sta realizzando con alcuni esperti sanitari un documento che verrà poi trasmesso ai parlamentari delle commissioni che si occupano di lavoro, bilancio, sanità e istruzione alla Camera e al Senato. Si tratta del primo passo di una riforma che potrà cambiare in toto la professione: tra i firmatari del testo vi sono Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Carlo Della Rocca, presidente della Conferenza Permanente delle facoltà e scuole di medicina e chirurgia nonchè preside de ”La Sapienza” di Roma, Tiziana Frittelli, presidente di Federsanità, Silvio Garattini, presidente dell’Istituto ”Mario Negri” di Milano, Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas, Maria Letizia Melina, segretario generale del ministero dell’Università e della Ricerca, Rossana Ugenti, a capo della direzione professioni sanitarie del Ministero della Salute.
L’obiettivo è di rivoluzione l’attrattività di una professione che conta ben 460 mila professionisti di cui 343 mila dipendenti del servizio sanitario nazionale, il vero e proprio motore della sanità. Nel documento si chiede di cambiare la formazione e di creare vere e proprie specializzazioni per sviluppare le competenze in alcuni settori quali cure primarie e sanità pubblica, neonatologia e pediatria, salute mentale e dipendenze, emergenza e terapia intensiva, medicina e chirurgia. Nel documento vi è inoltre il riferimento al tema delle prescrizioni, molto delicato perchè riguarda un’attività ad esclusivo appannaggio della professione medica: l’idea è quella di dare possibilità all’infermiere specializzato la possibilità di prescrivere dispositivi medici, mentre per i farmaci c’è l’ipotesi di poter prolungare le ricette per farmaci destinati ai pazienti cronici e questo, tuttavia, potrebbe generare malcontento nella popolazione medica, sebbene nel gruppo degli esperti che ha firmato il documento vi sono molti medici e farmacologi.
La Presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli ha spiegato la necessità di questa riforma per rispondere alle nuove esigenze sanitarie in quanto ”il tradizionale modello organizzativo è ormai inefficace per rispondere alla popolazione e il nuovo paradigma sanitario si fonda sulla costruzione di reti di prossimità territoriale, determinando uno spostamento dell’assistenza dai luoghi tradizionali di cura come gli ospedali verso strutture territoriali più sostenibili e accessibili che possano favorire l’integrazione sociosanitaria e la continuità di percorsi”.