I disturbi dell’alimentazione rappresentano una problematica di sanità pubblica di crescente rilievo se si considera che ogni anno in Italia circa 8500 persone soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare e l’età di esordio si è notevolmente abbassata, con conseguente ed elevato rischio di danni permanenti per la salute che coinvolge 3 milioni di giovani secondo il Centro Nazionale per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali giunto alla V edizione e utilizzato da psichiatri, psicologi e medici di tutto il mondo i disturbi alimentari sono descritti come “caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione, oppure da comportamenti inerenti l’alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo che compromette significativamente la salute fisica e il funzionamento psicosociale”.
Anoressia e bulimia nervosa sono i disturbi alimentari più diffusi in particolare nella popolazione degli adolescenti – ne soffrono 10 adolescenti su 100, soprattutto donne – ed entrambi si basano su una percezione errata della propria immagine corporea e con una costante preoccupazione per il peso al fine di raggiungere una forma fisica ritenuta perfetta e per questo fino a raggiungere l’ossessiva magrezza. Per ottenere tale risultato il digiuno viene ritenuta la scelta più adatta, mentre la bulimia porta ad alternare incontrollabili abbuffate, ovvero l’ingestione di notevoli quantità di cibo in un breve arco di tempo, e condotte eliminatorie attraverso il vomito autoindotto e l’uso di lassativi e/o diuretici.
La fascia più colpita è quella tra i 15 e i 25 anni, ma non si escludono esordi anche in età adulta, in seguito ad un evento scatenante, come un lutto, una separazione, una gravidanza o la menopausa, e nella terza età e nella popolazione anziana: la preoccupazione di mantenersi giovani nonostante l’invecchiamento porta i soggetti al digiuno prolungato insieme ad un tono dell’umore basso che può seguire alle perdite tipiche di questa fase della vita. Lo strumento necessario in tutti i casi fin qui esaminati è l’ascolto: è importante comprendere la causa scatenante, l’origine specifica del malessere. Spesso l’adolescente, o anche l’adulto, non sono consapevoli del motivo che ha instaurato il disturbo. È quindi necessario non banalizzare la sintomatologia ma prenderla sul serio già alle primissime avvisaglie.
L’intervento tempestivo deve essere naturalmente garantito da uno specialista ma è fondamentale il coinvolgimento attivo della famiglia: il percorso terapeutico si costituisce lungo e complesso per la remissione dei sintomi e la risoluzione del disfunzionale equilibrio psico-fisico per raggiungere una sana e reale immagine corporea.
Se intercettati e trattati in tempo, i disturbi dell’alimentazione possono essere curati: è fondamentale fare luce su questi disturbi per rompere il silenzio e sensibilizzare sull’importanza di chiedere aiuto tempestivamente.