Quando si parla di contenzione, si intende l’insieme di quelle attività che, tramite l’ausilio di mezzi di diversa natura (farmaci, meccanici, farmacologici e ambientali), limitano, parzialmente o totalmente, i movimenti della persona assistita, la quale è incapace o impossibilitata a rimuoverli.
Anche se in alcune realtà la contenzione viene identificata come atto seguito da una prescrizione medica (casi non urgenti), questa pratica non può essere di natura in quanto non ha finalità terapeutiche, preventive, curative o riabilitative.
Il soggetto a cui rimettere la decisione (non prescrizione) del provvedimento contenitivo è il medico. In caso di sua assenza e in contesti di urgenza, il personale sanitario non medico, come l’infermiere, può provvedere all’attuazione della contenzione.
In primis è importante tenere presente le linee legislative inerenti alla contenzione, ovvero:
- Secondo l’art. 35 Contenzione del Codice deontologico dell’infermiere (revisione del 2019), l’Infermiere riconosce che la contenzione non è atto terapeutico. Essa ha esclusivamente carattere cautelare di natura eccezionale e temporanea; può essere attuata dall’equipe o, in caso di urgenza indifferibile, anche dal solo Infermiere se ricorrono i presupposti dello stato di necessità, per tutelare la sicurezza della persona assistita, delle altre persone e degli operatori. La contenzione deve comunque essere motivata e annotata nella documentazione clinico assistenziale, deve essere temporanea e monitorata nel corso del tempo per verificare se permangono le condizioni che ne hanno giustificato l’attuazione e se ha inciso negativamente sulle condizioni di salute della persona assistita”
- Per quanto riguarda i medici, vi è l’articolo 18 del Codice di Deontologia Medica, “i trattamenti che incidono sulla integrità e sulla resistenza psico-fisica del malato possono essere attuati, previo accertamento delle necessità terapeutiche, e solo al fine di procurare un concreto beneficio clinico al malato o di alleviarne le sofferenze” o ancora l’articolo 51 – Obblighi del Medico, “il medico che assista un cittadino in condizioni limitative della libertà personale è tenuto al rispetto rigoroso dei diritti della persona, fermi restando gli obblighi connessi alle sue specifiche funzioni. In caso di trattamento sanitario obbligatorio il medico non deve richiedere o porre in essere misure coattive, salvo casi di effettiva necessità, nel rispetto della dignità della persona e nei limiti previsti dalla legge”
- La contenzione fisica della persona assistita, che si configura come atto coercitivo e come provvedimento di vigilanza, custodia e protezione, è quindi in contrasto con la libertà della persona. L’attuazione di questa procedura contenitiva è ipotizzabile al verificarsi dello stato di necessità (art. 54 del C.P.) o all’adempimento di un dovere (art. 51 del C.P.), data la posizione di garanzia degli esercenti la professione sanitaria, tenuti a impedire che si verifichino eventi lesivi aventi rilevanza penale anche a carico di terzi, nonché a impedire gli atti autolesivi della persona che si contiene.
- È un atto limitante la libertà dell’individuo che deve essere eseguito solamente in casi specifici e in assenza di valide alternative al fine di tutelare l’integrità della persona assistita, ciò non toglie che, secondo l’articolo 13 della Costituzione Italiana, “non è ammessa alcuna forma di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei solo casi e modi previsti dalla legge”, come per esempio lo stato di necessità; altro punto di vista da non tralasciare è delineato dall’articolo 605 del Codice Penale, ovvero “chiunque priva talune della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni”
Detto ciò, nel caso in cui viene messa in atto la contenzione questa non dovrebbe superare le 12 ore consecutive, potendo prolungarsi fino ad un massimo di 24 ore nei casi che lo richiedono. Tutti gli atti che concorrono alla pratica contenitiva devono essere chiaramente tracciati attraverso la documentazione sanitaria (cartella clinica, diario clinico, infermieristico, scale di valutazione, schede di monitoraggio, etc.).
Ci sono diverse tipologie di contenzione:
- MECCANICA – sono presidi che riducono o controllano i movimenti. Possono essere presidi posizionati sulla persona oppure inseriti come barriere nell’ambiente, come per esempio le sponde del letto (non vanno mai utilizzate se esiste la concreta possibilità, da parte del paziente in stato di agitazione psicomotoria, di scavalcarle).
- FISICA – coinvolge uno o più membri del personale dell’assistenza che tengono la persona, la muovono o bloccano il suo movimento per impedirgli di muoversi
- FARMACOLOGICA – sono medicamenti che modificano il comportamento, quali tranquillanti e sedativi.
- AMBIENTALE – comprende i cambiamenti apportati all’ambiente di vita di una persona per limitare o controllare i suoi movimenti (locali atraumatici, ambienti confinati, safe room, etc.).
Date la particolarità di pratica coercitiva, la Struttura Ospedaliera/territoriale e tutti gli esercenti la professione sanitaria, devono focalizzarsi in primis sugli interventi per la prevenzione della contenzione.
La contenzione, e tutto ciò che ne consegue, è un vero e proprio rischio, sia per il paziente che per l’operatore e il nosocomio.
Proprio per questo, vanno attivati interventi strategici specifici, quali:
- ORGANIZZATIVO-STRUTTURALI – informazione verticale e orizzontale a tutte le figure professionali, utenza e relativi caregiver sull’oggettiva inefficacia della contenzione nella prevenzione delle cadute e dei comportamenti aggressivi; sensibilizzare il personale sanitario sul rischio medico-legale derivante dalla contenzione, quando non è realmente necessario; formare e supportare il personale nell’attuazione di tutte quelle attività che hanno lo scopo di evitare la contenzione (identificazione precoce del paziente a rischio, uso di scale di valutazione efficaci, formazione sulla comunicazione efficace, etc.); promuovere il lavoro multidisciplinare; formazione specifica; risorse umane adeguate per numero ed esperienza in base alla complessità assistenziale; idonee risorse materiali; etc.
- CLINICO-ASSISTENZIALI – soddisfacimento dei bisogni fondamentali della persona; eliminazione o riduzione di quei trattamenti/dispositivi/device che possono disturbare o agitare l’assistito (evitare terapia infusionale di lunga durata, etc.); implementare strategie atte a ridurre l’interruzione dei trattamenti terapeutici (usare maniche lunghe per coprire gli aghi, posizionare i flaconi della terapia endovenosa fuori dal campo visivo del paziente, etc.); gestione del dolore in base al caso specifico; prediligere la comunicazione/coinvolgimento (coinvolgimento dei familiari nel percorso di cura, motivare sempre le prestazioni che si stanno svolgendo, etc.);
- AMBIENTALI – implementare le strategie per la prevenzione della caduta che non prevedano la contenzione (illuminazione adeguata, presenza di corrimano, disposizione del mobilio corretta, etc.); posizionamento del paziente a rischio vicino ai locali del personale; rimozione di tutti questi oggetti/presidi rischio per l’assistito, gli altri pazienti e gli operatori.
In base a tutti gli interventi preventivi sopradescritti, l’infermiere ricopre un ruolo fondamentale, in quanto, dato lo stretto contatto che ha costantemente con il paziente, può:
- Valutare cambiamenti dello stato di coscienza acuti/improvvisi
- Monitorare gli atteggiamenti che ha il paziente in fase di ingresso in reparto e durante la degenza
- Valutare l’autonomia del paziente nello svolgimento delle attività di vita quotidiana (una persona che perde l’indipendenza in quelle azioni normalmente semplici quali l’alimentazione, l’utilizzo dei servizi igienici, la deambulazione; sono tutti fattori che possono determinare un‘escalation di agitazione ed eventuale aggressività del paziente)
- Attuare tutte quelle azioni atte a coinvolgere il paziente nel percorso clinico-assistenziale, in modo tale da farlo sentire protagonista e non una mera figura passiva all’interno del grande “meccanismo sanità”
- Educare, rassicurare e supportare il paziente e la famiglia
In conclusione, l’obiettivo di ogni esercente la professione sanitaria è cercare di evitare in tutti i modi la contenzione, mettendo in pratica tutti gli interventi di prevenzione alternativi, tenendo sempre presente che l’atto “contenzione” è un vero e proprio trauma per il paziente, a prescindere dall’età e dallo stato di salute psico-fisica. Il nostro obiettivo come sanitari è fare tutto il necessario per assicurare il rispetto dei diritti di qualsiasi persona che varca l’ingresso di una struttura sanitaria, soprattutto la libertà di scelta, in quanto se la salute non è libera, non è salute.
“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Articolo 32 della Costituzione Italiana
BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA
- Documento di Indirizzo sulla Prevenzione e la Gestione della Caduta della Persona Assistita; CRRC; 26 ottobre 2022
- Buone pratiche per la prevenzione della contenzione in ospedale – Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna; ultimo aggiornamento febbraio 2021
- Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche; FNOPI; 2019
- Piano Regionale per la prevenzione delle cadute dei pazienti, Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 5 del 17/01/2017
- Definizione dei criteri per la corretta classificazione degli eventi avversi e degli eventi sentinella; Regione Lazio; documento di indirizzo elaborato dal gruppo di lavoro istituito dalla Determina n. G14486 del 24/11/2015 Raccomandazione per la prevenzione e la gestione della caduta del paziente nelle strutture sanitarie – Raccomandazione n. 13, novembre 2011 (aggiornata al 1° dicembre 2011)
- Decreto del Commissario ad Acta Allegato C del 8/2011
- Osservatorio Nazionale sugli Eventi Sentinella del Ministero della Salute (2009)
- Rivista “Nursing Oggi”, Linee guida per l’uso della contenzione fisica nell’assistenza infermieristica, numero 4, 2001