Il BAD manager, e non bed, è purtroppo un NON professionista. Un vero manager deve avere capacità comunicative e comportamentali efficaci, che in caso contrario, portano ad eventi avversi a danno del paziente, dei collaboratori e dell’organizzazione.
Le armi preferite del BAD manager sono invece:
- Una cattiva comunicazione;
- Un comportamento non professionale.
Secondo la letteratura la principale causa di ritardi e/o errori di trattamento è riconducibile ad una cattiva comunicazione; questa investe sia l’interazione tra professionisti di diversa formazione sia la relazione tra pari che quella con l’utenza.
Di per sé la realtà sanitaria sottintende una difficoltà comunicativa determinata da svariati motivi, quali:
- la complessità e dinamicità del sistema sanitario;
- i bisogni dell’assistito, che spesso si manifestano inaspettatamente e richiedono quindi scambi informativi non programmati tra sanitari già oberati di impegni;
- la numerosità dei sanitari, di differenti discipline, che intervengono nelle cure di un paziente anche nell’arco di una giornata, talvolta in luoghi diversi, con conseguenti limiti nella possibilità di interazioni face-to-face;
- rapporto gerarchico tra le diverse categorie professionali;
- diversi stili di comunicazione appresi e diversa terminologia impiegata;
- processi comunicativi poco efficaci.
Il manager proprio per il ruolo che ricopre dovrebbe fare da mediatore rispetto le suddette problematiche, ma non sempre avviene ciò.
I responsabili di struttura/reparto dovrebbero provvedere ad un sostegno idoneo al personale, soprattutto nel caso in cui uno o più professionisti cadono nell’errore. In questo caso dovrebbero attivarsi in modo tale da determinare le i fattori che hanno favorito l’errore.
Un cattivo capo purtroppo non si avvale di strumenti quali il dialogo costruttivo, l’ascolto attivo e la chiarezza delle informazioni/indicazioni, ma, al contrario, detta leggi, da’ ordini senza spiegarne lo scopo, si impone sugli altri utilizzando un tono e un vocabolario tali da sottolineare volutamente la distanza gerarchica.
Più di una volta nel nostro lavoro siamo stati spettatori/vittime di frasi come: “da oggi in poi si fa come dico io perché decido io”, “vale la legge: ordini e colpe”, “questo è quello che si deve fare perché comando io”, etc. Tutti dialoghi, anzi monologhi, che ruotano su io, me e mio, accompagnati da toni di voce imperativi, focalizzati sul minare la professionalità e dignità del singolo e l’unità del team di lavoro.
Nella realtà quotidiana assistiamo o veniamo a conoscenza sempre più spesso di eventi tragici di natura aggressiva e discriminatoria sia a livello verticale (primario-medici/coordinatore/infermieri; coordinatore-infermieri/OSS/ausiliari; etc.) che orizzontale (tra professionisti dello stesso ruolo): minacce di licenziamenti, di doppi turni, di sospensioni; tutte azioni che hanno l’obiettivo di creare un clima dittatoriale, di subordinazione coatta e consenso implicito di fronte a “richieste” di qualsivoglia natura.
Per quanto riguarda il comportamento/atteggiamento il BAD manager si “gongola” nel suo ego, derivante principalmente dal ruolo che ricopre, e si muove in tutte quelle direzioni che hanno come fine ultimo i propri interessi e, semmai, quelli del suo entourage e di chi gli ha dato il mandato.
A volte i suoi comportamenti sono volutamente espressi alla luce del sole, in quanto vuole forzatamente evidenziare la propria sicurezza, spesso fittizia, di essere al di sopra delle regole.
Questo “boss”, termine utilizzato per sottolinearne il comportamento malavitoso, cerca in tutti i modi di affossare psicologicamente chi ha intorno per avere dei “soldatini” pronti a scattare ogniqualvolta sbatte i piedi o schiocca le dita. Il professionista che subisce questa tipologia di supplizi diventa un vero e proprio robot, svuotato di ogni caratteristica appartenente ad un operatore sanitario.
Questa tipologia di manager autoritario si veste quotidianamente da giudice, giuria e carnefice pronto a sottolineare gli errori degli altri per innalzare sé stesso mentre è circondato da una stregua di adulatori, che sono pronti a supportare ogni sua pretesa.
I comportamenti come quelli sopradescritti, secondo la legge vigente, sono definiti come vere e proprie aggressioni e discriminazioni.
Per tale motivo, queste azioni devono essere prontamente denunciate all’autorità competenti interne o/ed esterne; le Strutture sanitarie per contenere queste situazioni devono armarsi di strumenti idonei (schede di segnalazione, comitati interni e territoriali, etc.) con lo scopo di:
- proteggere il segnalante attraverso la segnalazione anonima;
- individuare l’aggressore;
- Proteggere eventuali future vittime.
Il lavoratore non deve essere nel mirino di questi personaggi, non deve vivere il lavoro, già di per sé difficoltoso e sfiancante, nell’angoscia e nella paura di non poter sbagliare mai.
Chi sbaglia deve essere compreso, formato, affiancato e sostenuto; bisogna capire perché è arrivato al punto di commettere un errore, non deve essere messo alla gogna in pubblica piazza.
Ognuno di noi nella sua vita ha commesso uno più errori, ma non per questo motivo siamo cattive persone/sanitari o non ci meritiamo la comprensione e il sostegno dei nostri superiori e colleghi.
Ciò che ci rende dei veri professionisti non è il non sbagliare mai, ma comprendere l’errore e trasformarlo in opportunità di crescita personale e professionale.
Come dice John Keats Non essere scoraggiato dal fallimento. Può essere un’esperienza positiva. Il fallimento è, in un certo senso, l’autostrada per il successo, poiché ogni scoperta di ciò che è falso ci conduce a cercare con zelo ciò che è vero, ed ogni nuova esperienza punta ad alcune forme di errore che dobbiamo poi evitare attentamente.
Concludendo, il BAD manager è un vero e proprio cancro nell’ambiente di lavoro, soprattutto in quello sanitario che è composto da un’immensità di processi trasversali che possono indurre ad un egual numero di errori; questa tipologia di responsabile (che non è affatto responsabile) deve essere eradicata e bandita perché estremamente pericolosa con il suo comportamento velenoso.
Ciò non vuol dire che un bravo capo deve essere accondiscendente ad ogni richiesta, permissivo o passivo di fronte a delle decisioni organizzative, simpatico e amato da tutti, ma deve essere rispettato e rispettoso, deve essere autorevole, pronto a dover prendere decisioni ferme e a volte scomode per chi gli sta attorno.
Bisogna sempre ricordare che un manager rappresenta l’Azienda e quindi deve prendere delle decisioni che inizialmente possono non essere capite e accettate da tutti, ma che hanno uno scopo ben preciso.
BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA
- Marcon G. [2005], “Lavorare in team: i rischi da cattivo coordinamento.” Rischio Sanità, n.17
- https://www.infermieristicamente.it/articolo/15847/il-cattivo-coordinatore:-come-riconoscerlo-e-come-comportarsi